Benveuti nel blog di Juri Roverato

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Sono danzatore, insegnante di Danceability ed attore.
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sabato 9 gennaio 2010

Senegal

VIAGGIO IN SENEGAL
(SENEGAL CASAMANCHE: 22-12-’02 05-01-’03)

Nella vita ogni esperienza che vada fuori da ciò che consideriamo routine è qualcosa di speciale ed indimenticabile: credo che ogni viaggio rappresenti qualcosa d’importante perché costituisce il mezzo più facile per entrare in comunicazione col Mondo o, almeno, con una sua piccola porzione.
La grandezza e la bellezza del viaggio da poco terminato in Senegal risiede proprio in questa sensazione di aver cominciato a dialogare col Mondo, con la Terra, con un piccolo angolo di Africa Nera e, soprattutto con le persone che la abitano. Immergendosi nella realtà senegalese, si scoprono quasi subito che i tempi di vita sono completamente diversi da quelli europei: di primo acchito si giustifica questo aspetto pensando che tutti siano in vacanza o in relax come noi, ma quando ci si volta indietro e si vedono le persone che in realtà stanno lavorando, si capisce che c’è qualcosa di diverso, qualcosa di magico, qualcosa di saggio. Alla frenesia cui siamo purtroppo abituati, si oppone un ritmo di vita basso ed una tranquillità invidiabile: tutti lavorano, lavorano tantissimo, eppure il loro lavoro non appare come dovere, come angoscia, bensì come vita e gioia.
Uno degli aspetti più sconvolgenti del Senegal è proprio questo continuo lavorare: donne che stanno chinate per ore e scopano il marciapiede davanti la loro umile dimora. Usano una piccola scopa di saggina senza manico per evitare di far polvere e poi, come per magia, si raddrizzano e si mettono a danzare e a cantare con gioia. La loro fatica è enorme, eppure la sublimano in un inno alla vita. Altre sistemano per ore ed ore immense cataste di pesce appena pescato, mentre i bambini aiutano come meglio possono; ovunque si possono scorgere campi sterminati occupati da persone che si danno da fare con tutte le loro forze per dare il loro contributo, sia esso grande sia esso piccolo. Sconvolge, però, soprattutto il fatto che in proporzione l’uomo lavora molto meno della donna, come se la vita dipendesse più dalla componente femminile rispetto a quella maschile.
Rallegra, invece, il fatto di essere salutato e guardato in modo “strano” perché la nostra pelle è bianca: è una sensazione particolare, a volte positiva altre negativa, ma senza dubbio non è qualcosa che scorre via senza lasciare in noi riflessioni interiori! La sensazione aumenta esponenzialmente se, oltre ad essere bianco, cammini anche in modo strano, come nel mio caso: curiosità, paura, ironia, presa in giro… queste sensazioni spesso si mischiano nei volti e nei gesti dei senegalesi quando vedono un disabile bianco. Le reazioni che mi hanno sorpreso di più sono state quelle degli abitanti di Saint Louis, forse la città senegalese più “occidentalizzata” e benestante di tutto il Paese: qui, infatti, quasi tutti ridevano e facevano la caricatura del mio modo di muovermi, come se fossi un fenomeno da baraccone. Non avendo riscontrato altrove questo atteggiamento ed essendo stato, anzi, molto apprezzato negli altri posti, nei piccoli villaggi per esempio, mi sono chiesto quanto sia negativa l’influenza del “benessere” economico su questo aspetto e, di conseguenza se sia realmente positivo essere “ricchi” o se, invece, l’agiatezza faccia perdere a chi la ottiene qualcosa d’importante per la propria persona.
Quando si lasciano le grandi città e le buganvillee, si ha la possibilità di entrare a contatto diretto con la Natura, con quella savana che si pone come naturale confine fra il deserto e la rigogliosa foresta pluviale. È qui che i pensieri umani trovano la loro pista di decollo per alzarsi in volo e prendere in considerazione l’ipotesi che l’infinito possa trovarsi anche nel Mondo. Un infinito rosso e caldo in cui si ergono in tutta la loro maestosità fantastici baobab, le cui forme sembrano esaltare il naturale sforzo di confrontarsi con la gravità. Un infinito collinare che ospita innumerevoli animali più o meno addomesticati dalle popolazioni locali: il confine fra pascolo e parco naturale, infatti, non potrà mai essere così netto come si vuol far credere, ma ci sarà sempre un dialogo fra le due zone, un dialogo che vivifica entrambi.
Entusiasmante risulta, in questo momento, la possibilità di trascorrere almeno una notte all’interno del Parco Naturale Niokolo-Koba nel tentativo di ritrovare almeno per qualche istante quella sintonia primordiale con la magnifica Natura di cui volenti o nolenti faremo sempre parte. Più che ritorno alle origini, definirei questa cosa come necessario atto per andare avanti nella vita. E non è un caso se ovunque si vada, si senta quasi sempre il vitale suono dei tamburi che battono al ritmo della vita, rendendo il Senegal una calda culla ove poter riposare almeno per qualche istante.

Juri Roverato
Padova, 8 gen. 03

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